Stefano Mangia (voice, melodica), Adolfo La Volpe (electric & acoustic guitars, electronics) and Giorgio Distante (trumpet, live electronics) unite forces to create a concept album of original songs to explore emotional nuances about the beauty of suspense. The starting point for the concept was a ballad "Glad to Be Unhappy" written by R. Rodgers/L.Hart. Sonic atmospheres of cinematic appeal: close-ups and wide shots in slow motion, aimed to capture a memory of a melancholic, sepia-tinged film, of a faded photograph, of an introspective intimacy. A screenplay graced with flashbacks of improvisation conceived as narrative changes of the scenery. |
Tracklist:
1. Glad To Be Unhappy (R.Rodgers/L.Hart) - 6'05''
2. Brighten (for Teresa) (A. La Volpe) - 5'17''
3. The Solitude Of Things (A. La Volpe) - 3'55''
4. The Crisis (S.L. Mangia) - 5'40''
5. Rush (S.L. Mangia) - 4'04''
6. Is This Your Time? (S.L.Mangia) - 4'50''
7. Is Love An Illusion? (S.L.Mangia) - 4'34''
8. Purple, Lavender, Black (A. La Volpe) - 7'39''
9. Unhappy To Be Glad (S.L. Mangia) - 5'44''
Total Time: 47'47''
Very special thanks to:
Maria Teresa De Palma, Valentina Serra, Massimiliano Stano, Fabrizio Versienti,
George Perec and Joni Mitchel who inspired the lyrics of "The solitude of things".
LINER NOTES: "IL SUONO DELLA DISTANZA"
I nomi di questi musicisti dovrebbero essere abbastanza familiari a chi ha consuetudine con le produzioni Leo Records. Il cantante Stefano Luigi Mangia ha pubblicato per questa etichetta l’album “Painting On Wood” (LR 536), alla guida di un quartetto featuring l’ottimo Gianni Lenoci al pianoforte, e il più recente “Ulysses” (LR 627), co-firmato da Stefania Ladisa, Angelo Urso e dal chitarrista Adolfo La Volpe; lo stesso La Volpe che ritroviamo al suo fianco in questo “Glad To Be Unhappy”, e che ha d’altronde un altro disco per Leo all’attivo, “Entrance” (LR 609), a nome del Tran(ce)formation Quartet. Il trombettista Giorgio Distante è invece un’assoluta novità per questo catalogo, e sarà una gradita sorpresa per molti.
Tutti e tre vengono dalla Puglia, regione del Sud Est dell’Italia affacciata sul mare Adriatico, di fronte ai Balcani e alla Grecia; un’area di frontiera, musicalmente viva e fertile, dove il jazz si declina in molte forme originali. Mangia, ad esempio, riesce a combinare la tradizione del canto jazz con le tecniche più eterodosse di emissione vocale, imparate studiando e praticando il canto armonico, la tradizione indiana e pakistana, la musica contemporanea: nelle sue corde c’è un lirismo caldo e dolente, che ricorda sulle ballad l’ipnotica intensità di Little Jimmy Scott, unito ad un’acuta sensibilità nel modulare le sfumature di colore della voce e ad un controllo assoluto sulla tenuta e sugli armonici del suono. La Volpe, dal suo canto, unisce l’uso della personale e vasta collezione di liuteria, proveniente da tutto il Mediterraneo, a pratiche di manipolazione “morbida” del suono, spesso luminoso e indolente come quello, per fare un esempio, del migliore Bill Frisell. Distante, infine, sa essere lirico come pochi trombettisti contemporanei (viene in mente Arve Henriksen) ma anche innovativo e imprevedibile nel fraseggio.
“Glad To Be Unhappy” è il risultato dell’incontro di queste tre personalità fuori dal comune; alla base, la volontà condivisa di lavorare sulla forma-canzone. Punto di partenza è l’omonima ballad di Richard Rodgers, qui riproposta in una versione dilatata e sospesa. Uguale rarefazione si ritrova nei brani seguenti, composizioni originali firmate da Mangia o da La Volpe, lavorate collettivamente con ampio uso d’improvvisazione per esplorare altrettante variazioni di mood e di intensità sui colori della malinconia, dell’assenza, del ricordo. La costruzione dei brani non è lineare: flashback e controcampi stabiliscono brusche cesure e cambi di rotta in un flusso musicale che, come un paesaggio che scorre davanti al finestrino di un treno in movimento o su uno schermo, è in continuo mutamento.
Fabrizio Versienti